La scuola di luce è la madre della luce.
Se non c'era la luce,
non c'era la luce.
Mi riempivi di baci che mi mandavi come lettere.
Mi dicevi con gli occhi,
mi piace quando ti tocchi.
Io mi specchiavo dentro il mio silenzio,
tu pensavi che non mi piacessi.
Ma ero io che mi perdevo e naufragavo dentro la mia testa.
E sbattevo come panni i miei pensieri fuori dalla tua finestra.
Amavi le mie mani, le seguivi con lo sguardo.
Avevi cento scuse per un minuto di ritardo.
Poi ci siamo persi,
non ho capito quando.
Mi sono svegliato una mattina sulla riva senza te accanto.
Vorrei averti qui adesso,
tu che stai sopra e io sotto.
E insegnarti i giochi che ho imparato
e poi lasciare che tu faccia lo stesso.
Sei nuda già dei miei pensieri e ci rimango come ad occhi aperti.
Perché soffrire è così simile a godere se non posso più averti.
Mi alunno su,
ci guardo un po' gelosa,
riempio il cielo.
E dico che nelle carte la impazzisco e quasi vengo.
Tornere senza pensare, dove ci siamo persi.
A quegli istanti prima che finissimo in mondi diversi.
Resta insieme a me su questo cuore.
Perché ogni cosa puoi scivolare via in un attimo.
Se vuoi posso accompagnarti,
vivere
con te.