Stavo pensando che mi spavento,
non avere storie da raccontare
Qui dall'alto del terzo piano di questo grandezzo comunale
Qui tra i leoni da tastiera,
le puttane e le gazze ladre
Qui dove tutto quello che luccica è proprietà statale
E i bruchi sono solo bruchi,
non diventano mai farfalle
Me l'ha detto uno con i buchi,
sulle braccia su queste scale
Qui dove il luci delle sirene hanno attirato solo falene
E il capobranco sta imprecariato con due famiglie da mantenere
Qui nel locale fatto di acari,
sorvegliato dalle pantere
Qui dove il mare lucica,
ma soltanto per le lampare Qui dove i soldi
a noi ci hanno reso solo formichi operaie
E non liberi,
non è vero l'accidente,
non siamo liberi o per niente
Liberi,
c'è sempre uno che ci sente,
che ci covara e ci vende
Noi non siamo liberi,
in questa grande scena
La
strada ancora lunga, conto i passi,
ultimo offerto, prendi o lasci
Quanto è lontano l'orizzonte,
se non puoi vedere oltre sti palazzi
E c'è che non conta dove nasci,
dalla terrazza che è ereditato
Senza mettere un soggetto,
né un predicato,
perché avendo quel cognome se l'hai meritato
Sta vita con servizio in abbonamento,
non è di tua proprietà
Col pacchetto premium e l'aggiornamento è la stessa merda
Ma almeno in alta qualità,
come chi fa la carità
Fuori da ste vetrine,
dei brand illussi e sogna monetine
La vita è un soffio, spegni le candeline
Liberi,
non è vero l'accidente,
non siamo liberi o per niente
Liberi,
c'è sempre uno che ci sente,
che ci covara e ci vende
Noi non siamo liberi,
in questa grande scena
Noi non siamo liberi, in questa grande scena